“Canna e i suoi mulini ad acqua”
Tra la fine del 1700 e tutto il 1800 Canna era “animata” da quattro mulini ad acqua
(“… Nelle vicinanze della Terra di Canna, vi sorge molta acqua che anima diversi molini…” Lorenzo Giustiniani nel suo “Dizionario Geografico Ragionato del Regno di Napoli”, Tomo III del 1804).
In verità i mulini legati a Canna al suo torrente, agli affluenti e alle sorgenti erano sette, quattro a Canna (due mulini in contrada Colfo alimentati dal canale Divino e due sotto il centro abitato alimentati dalla sorgente della Fontana ), due a Nocara (uno in contrada Massa alimentato dalla sorgente della Massa e l’altro in contrada Flaga alimentato dal canale Roccolo) ed uno a Rocca Imperiale(il mulino Miceli alimentato da un piccolo canale che scende dalla contrada Cesine verso il torrente Canna).
Buona parte dei terreni lungo la valle del torrente Canna erano coltivati per
produrre grano che stoccato nell’Ammasso Toscani di Rocca Imperiale Scalo veniva commercializzato via mare.
Questi sette mulini a ruota orizzontale per funzionare seguivano il ritmo delle stagioni o meglio della pioggia.
Solo quelli alimentati dalle sorgenti della Fontana e della Massa lavoravano più a lungo.
Si captava l’acqua (storna) che attraverso un canale (acquaro o gora) confluiva ad una vasca (cibbia), per molire si stappava la cibbia e l’acqua cadendo da una torre (o saetta) alimentava una ruota
idraulica. Un albero motore faceva girare la macina superiore mobile sulla macina inferiore fissa, attraverso una tramoggia il grano entrava tra le macine in movimento e ne usciva farina.
I mulini ad acqua a Canna funzionarono fino all’inizio del del secolo scorso, nel 1901 con l’apertura del mulino Jelpo alimentato a carbone e dotato di due grandi macine di pietra che potevano molire senza sosta,
furono lentamente abbandonati.
Solo il mulino Pitrelli, alimentato dall’acqua della Fontana, funzionò fino agli anni’ 40.
Negli ultimi anni il Comune di Canna, utilizzando risorse europee, in un progetto di recupero di archeologia industriale ha acquistato recuperato e restituito alla comunità cannese il mulino Colfo e il mulino Jelpo che oggi sono un patrimonio della nostra memoria che va conservata e trasmessa alle generazioni future.
Grazie Antonio per avermi distratto dalla quarantena, grazie soprattutto per le tue belle immagini che da quarant’anni raccontano la storia del nostro paese.
Alberto Cosentino